Se vogliamo ragionare intorno al tema del valore etico della sicurezza sul lavoro, non possiamo esimerci dallo sforzo di comprendere quali siano “i diritti inalienabili e imprescrittibili della persona umana come presupposto e limite legale permanente all’esercizio di ogni potere”.
La nostra Costituzione stabilisce, quindi, tre diritti inalienabili:
- il diritto alla salute (artt. 2, 32, 35, 37, 41),
- il diritto al lavoro (artt. 1, 2, , 4, 35, 37, 41),
- la pari dignità sociale di tutti i cittadini (artt. 3, 4).
Inoltre, dice che non solo la salute (e dunque la salute e sicurezza sul lavoro) è un diritto fondamentale dell’individuo ma che, nel contempo, essa è un interesse fondamentale della collettività (art. 32). Dunque la condizione di salute del singolo lavoratore è un problema per tutta la collettività ed ha perciò diritto alla tutela più alta prevista dalla norma.stesso, come nei confronti dei colleghi di lavoro, come nei confronti di terzi, ad es. lavoratori di altre imprese che si trovino a operare su quel luogo di lavoro, visitatori, clienti etc. .
E’ per questo che l’art. 20 del D.Lgs. 81/08 procede a definire gli obblighi dei lavoratori, indicando nel primo comma l’obbligo generale:
- Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni od omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.
Tutto questo perché la salute dell’individuo che è un bene indisponibile (cioè non riducibile, né contrattabile) non rappresenta soltanto un diritto fondamentale ma, nel contempo, rappresenta un interesse altrettanto fondamentale per la collettività per gli altissimi costi umani, sociali ed economici degli infortuni e delle malattie professionali.
In questo senso, dobbiamo intendere l’etica sul piano socio-politico “come il complesso delle leggi più nobili” delle quali una società si dota per regolare il proprio svolgimento; mentre, dobbiamo intendere l’etica sul piano morale come le “eterne leggi non scritte”.